Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Giovedì della XVII settimana del Tempo Ordinario
Letture: Ger 18,1-6; Sal 145; Mt 13,47-53
Riflessione biblica
“Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni” (Mt 13,47-53). Il nostro mondo non ci pensa neppure: “Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti” (Lc 17,26-27). Anche noi non ci pensiamo molto: “Vegliate: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati” (Mc 13,33.35-36). Niente paura, ma discernimento sapienziale e conversione del cuore decisa ad accogliere l’invito di Gesù a dare un orientamento giusto verso il Regno di Dio. D’altra parte, la fine del mondo per noi che aspettiamo il Signore, sarà un incontro con lui: “Noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore” (1Tes 4,17). Più che paura, la venuta del Signore ci deve farci prendere la saggia decisione di convertirci al Signore. E non ci si converte per paura di soffrire, ma per amore; non per interesse, cioè preoccupati di perdere beni e vantaggi della vita presente, ma con piena adesione a Gesù, portando la croce con lui: “Rimaniamo saldi nella fede, sapendo che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (At 14,22). operosi nell’amore per acquistare “il tesoro nascosto nel campo” (Mt 13,44) e dirigere il nostro cuore verso Cristo: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). Paura del giudizio? Ascoltiamo la voce di Gesù: “Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47). Gli fa eco S. Paolo: “Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!” (Rom 8,33-34). Non è la paura che dobbiamo coltivare, ma l’amore: “In questo l’amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo” (1Gv 4,17).
Lettura esistenziale
“Il regno dei cieli è simile ad una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci” (Mt 13, 47). Servendosi dell’immagine della rete gettata nel mare, Gesù descrive il Regno dei cieli che accoglie in sé chiunque. Nel giorno del giudizio, però, gli angeli opereranno la divisione tra i cattivi e i buoni, che saranno destinati a sorti del tutto opposte. È in questa vita terrena che noi costruiamo e prepariamo il nostro futuro. Sappiamo già che saremo giudicati sull’amore. Alla sera della vita, infatti, non rimane che questo. Pietro, che aveva conosciuto l’amarezza di aver rinnegato Cristo, ci offre il modo di riparare le colpe da cui nessuno può dirsi esente, eccetto la Beata Vergine Maria, egli così scrive: “La carità copre una moltitudine di peccati” (1 Pt, 4, 8).
La colpa è sempre mancanza di amore verso Dio o verso il prossimo, che si può esprimere in indifferenza, odio, rancore, egoismo, ecc… Al contrario, la carità crea armonia nelle relazioni e costruisce la comunione. Essa è una partecipazione fatta a noi del medesimo modo di amare di Dio, come dice San Paolo: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).
La carità è il segno più bello della presenza di Dio in noi, come ricorda San Giovanni: “Dio è carità. Chi rimane nella carità rimane in Dio e Dio rimane in lui”