Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Lunedì della VII settimana di Pasqua
Letture: At 19,1-8; Sal 67; Gv 16,29-33
Riflessione biblica
“Viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo” (Gv 16,29-33). Dal punto di vista storico, la defezione degli apostoli è avvenuta al Getsemani: “Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono” (Mc 14,50). Dal punto di vista ideale, la defezione di molti discepoli avvenne, quando promise di darci il suo corpo e il suo sangue come cibo di vita eterna: “Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui” (Gv 6,66). Dal punto di vista ecclesiale, molti hanno lasciato di seguire Gesù secondo gli insegnamenti degli apostoli: “Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri” (1Gv 2,19). Ma c’è anche una defezione spirituale: la si prova quando non ci fidiamo di Gesù, quando il nostro io prende il sopravvento su Dio, quando non ci lasciamo guidare dallo Spirito di Gesù: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono” (Gv 6,63,64). Cacciamo via la tentazione di abbandonare Gesù: “Volete andarvene anche voi?”. Con la prontezza di Pietro diciamo: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69). Gesù, nel nostro cammino spirituale di gioia e sofferenza, è e rimane “la roccia” su cui costruiamo la nostra esistenza cristiana. Fondati su di lui, non avremo paura e troveremo il coraggio di affrontare le sofferenze e le tribolazioni della vita, convinti che “il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria” (2Cor 4,17). Anzi, in quei momenti difficili sentiremo risuonare la sua voce: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14,27). Gesù ci rassicura “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). Guardiamo a Gesù crocifisso e non abbandoniamoci allo sconforto dinanzi alle difficoltà della vita, ma conserviamo la pace interiore. Non siamo soli, perché lo Spirito alimenterà la nostra speranza e il nostro amore per rimanere fedeli a Gesù e al progetto di salvezza di Dio: “Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo” (Rom 15,13).
Lettura esistenziale
“Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16, 33). La pace che Gesù viene a portarci, non è superficiale e non viene dall’assenza di problemi, ma è una pace profonda, capace di sostenerci nelle tribolazioni della vita. Nessun uomo è esente dalle prove, ma il cristiano possiede, per grazia di Dio, la fede che lo aiuta ad affrontarle, senza perdere la pace. Proprio quando siamo nella prova, dobbiamo richiamare alla memoria l’affermazione di Gesù: “Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”. È la memoria della vittoria di Cristo che ci infonde coraggio e fortezza. Il cristiano sa che l’ultima parola non è della morte, ma della risurrezione. L’ultima parola non è del male, ma dell’amore.
La Croce di Gesù è il segno supremo dell’amore di Dio per ogni uomo, è la risposta sovrabbondante al bisogno che ogni persona ha di essere amata. Quando siamo nel dolore e nella tribolazione, guardiamo alla Croce di Cristo: lì troviamo il coraggio per continuare a camminare; lì possiamo ripetere, con ferma speranza, le parole di san Paolo: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? … Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati” (Rm 8,35.37).
Nella prova Gesù non ci lascia mai soli, è presente con il suo amore, ci sostiene con la sua grazia e ci dona l’energia per andare avanti.