Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Lunedì della IV settimana di Pasqua
Letture: At 11,1-18; Sal 41 e 42; Gv 10,1-10
Riflessione biblica
“Chi entra dalla porta, è pastore delle pecore” (Gv 10,1-10). Due immagini ci propone il Vangelo: la porta d’ingresso del recinto del gregge e il buon pastore. Entrare per la porta: immagine dinamica di chi è padrone di casa, di un’ambiente di lavoro e anche dell’ovile che custodisce le pecore. Essa ha molteplici sensi spirituali. Solo chi appartiene al gregge di Gesù può entrare attraverso la porta. E per il cristiano, il battesimo è la porta della vita spirituale, che ci ha immessi nella comunione con Gesù e all’ascolto della sua sapienza che illumina il cuore, ci ha fatto esperimentare la sua misericordia che dà conforto e speranza, ci ha permesso di ricevere il corpo e il sangue del Signore, nutrimento di vita eterna. E la vita spirituale è la vita cristiana vissuta nella fede, nella speranza, nella carità. Per la porta anche si esce: portiamo Gesù e il suo Vangelo di salvezza, nel suo nome siamo testimoni di vita, amore, giustizia e santità. “Chiesa in uscita” per annunciare Cristo e il suo Vangelo di salvezza: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo” (Mc 16,15-16). Per la porta si entra e si esce: “nel recinto di Gesù” c’è libertà, aria di famiglia; c’è chi prega per sé e per gli altri, chi dà testimonianza di amore e santità, chi ha bisogno di misericordia e chi perdona con serenità d’animo: “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra” 1Cor 12,26-27). “Io sono il buon pastore”: immagine familiare e applicata a Gesù, il pastore che ritrova la sua pecora, se la pone sulle spalle e la riconduce all’ovile. Esprime la delicata misericordia di Dio verso i peccatori (Lc 15,4-7) e di Gesù che ci dona la sua vita e ci fa camminare in sicurezza di vita: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Gesù è il «buon pastore»: il vero e autentico pastore voluto da Dio ed è tale perché fa della sua esistenza dono per il gregge di Dio. Egli è sempre in comunione con chi si affida a lui ed è premuroso fino all’estremo sacrificio di se stesso. Da qui nasce “la profonda conoscenza reciproca” tra Gesù e chi crede in lui e si affida a lui. Conoscere, nel linguaggio biblico, è sinonimo di amore: più conosciamo Gesù con la mente e il cuore più si instaura un vero rapporto di comunione con Gesù: “L’amore di Cristo ci spinge al pensiero che lui è morto per tutti noi. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2Cor 5,14-15).
Lettura esistenziale
“Egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome” (Gv 10, 3). Il nome è parte essenziale di noi stessi ed esprime la nostra identità. Nel libro del profeta Isaia leggiamo: “Non temere, io ti ho chiamato per nome. Tu mi appartieni” (Is 43,1). Com’è bello sapere che Dio ci conosce, ci chiama per nome e ci invita ad ascoltarlo quando ci parla. Il fatto che Dio ci chiami per nome manifesta che nessuno di noi ai Suoi occhi è uno tra i tanti, al contrario per Dio ogni persona è unica ed Egli instaura con ciascuno una relazione personalissima.
Quando Gesù Risorto pronuncia con tanto amore il nome di Maria Maddalena, questa si sente rigenerata e guarita dalle sue lacerazioni interiori e diventa una persona nuova. “Quando pensi al tuo nome, immagina che Gesù in questo momento ti stia chiamando. Gesù rigenera anche te quando pronuncia il tuo nome. Si rivolge a te, rivolge a te il suo sguardo. La sua voce e il suo sguardo ti trasformano nell’immagine unica che Dio ha di te, nell’immagine bella e nuova che rispecchia la gloria di Dio in modo puro. Quando Egli pronuncia il tuo nome vuole dirti: “È bene che tu esista. È bene che tu sia qui. Puoi essere come sei. Sei unico. Io ti sostengo. Ti amo. Ora accettati a tua volta. Chiama te stesso con il tuo nome e ricolmalo di tutta la dolcezza di cui sei capace.” (Anselm Grün)
Il Pastore Buono che cammina davanti a noi e che pronuncia il nome profondo di ciascuno, non è un ladro di felicità o di libertà, al contrario, ognuno in Lui “entrerà, uscirà e troverà pascolo” (Gv 10, 9). Cristo è una porta aperta verso la pienezza della vita.