A margine della conferenza dei procuratori generali del Consiglio d’Europa, organizzata dalla Procura Generale della Cassazione e dai Ministeri degli Esteri e della Giustizia, è stata mostrata la cella in cui venne trasferito il pentito Tommaso Buscetta durante tutta la sua partecipazione, come teste, al maxiprocesso alla mafia istruito dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La cella si trova nell’area riservata dell’aula bunker del carcere Ucciardone che venne costruita appositamente per la celebrazione del processo che vide imputati insieme, per la prima volta, i vertici, i “colonnelli” e gli uomini d’onore palermitani.
La permanenza di Buscetta nell’area riservata, gestita dall’ex capo della polizia Antonio Manganelli, venne tenuta riservata per motivi di sicurezza.
Nella stessa ala pernottavano gli agenti della Polizia che dovevano vigilare sulla sicurezza di Buscetta, il collaboratore di giustizia che con le sue dichiarazioni fu il teste principale dell’accusa e permise a Falcone di ricostruire gli organigrammi di Cosa nostra e far luce su decine di omicidi e traffici illeciti.
Nella stanza Buscetta aveva un letto singolo, un angolo cucina, un bagno con vaso alla turca e un lavabo.
L’aria passava da grate poste nella parte alta della cella.
Per nascondere la presenza di Buscetta, le mattine in cui questi avrebbe dovuto deporre, si inscenavano finti trasferimenti del pentito all’Ucciardone da altri luoghi della città.
Nel 1993 la cella venne usata dal boss Totò Riina che, dopo la cattura, venne trasferito nell’ala riservata per assistere ai processi a suo carico. Il detenuto era controllato dagli uomini della Polizia Penitenziaria 24 ore al giorno grazie a un sistema di videosorveglianza. I pasti, prelevati dalla cucina del carcere ed ermeticamente chiusi alla presenza del direttore dell’Ucciardone, venivano aperti solo per la consegna a Riina.
(ANSA).