Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì fra l’ottava di Pasqua
Letture: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18
Riflessione biblica
“Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva” (Gv 20,11-18). Pietro e Giovanni, visto il sepolcro vuoto, se ne tornarono di nuovo a casa(Gv 20,10). Maria rimane: non si scosta da quel “sepolcro vuoto”. Vivo o morto, vuole trovare il corpo del suo Maestro e Signore. Piange Maria: chiusa nel suo dolore, non le bastano neppure le parole degli Angeli: “Perché cerchi tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24,5-6). Queste parole rafforzano la sua convinzione di fede e la preparano a ricevere la gioia profonda della presenza del Signore Risorto. Gesù rifiorisce nel suo cuore: cerca il suo Maestro morto, ma lo desidera vivo; la speranza non è morta nel suo cuore: gli Angeli l’hanno riaccesa. “Donna, chi cerchi?”: di sicuro poteva rispondere: “l’amore dell’anima mia” (Cant 3,1), ma il cuore in subbuglio teme l’illusione: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto” (Gv 20,13). Ascolta la voce del Maestro, ma non lo sente ancora vivo, palpitante. Sente il suo nome: “Maria”, e il rapporto ritorna personale, intimo, coinvolgente. Ora riconosce la voce del suo Gesù: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10,27). “Rabbunì”: il rapporto personale con il Signore è ripristinato. La sua voce risuona nel cuore: la fede si rafforza, la speranza si proietta nel futuro dell’incontro senza fine, l’amore si trasforma in testimonianza: “Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: Ho visto il Signore!”. Apostola degli Apostoli, Maria con la forza del suo amore corre per comunicare la sua certezza di fede, che è anche la certezza di tutti i credenti: “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita” (1Cor 15,20-22).
Lettura esistenziale
“Donna, perché piangi? Chi cerchi?” (Gv 20, 15). Queste domande che Gesù pone a Maria Maddalena recatasi al sepolcro il mattino di Pasqua, mi suscitano tutta una serie di altri interrogativi. Il Vangelo, infatti, prima di essere una grande risposta è innanzitutto una palestra che ci insegna le domande giuste da farci. Ogni uomo nella vita anela a qualcosa, insegue un sogno. Qual è il desiderio più profondo del nostro cuore? Chi stiamo cercando? Per realizzare quale sogno crediamo che vale davvero la pena di investire tutta la nostra esistenza?
Creati ad immagine e somiglianza di Dio, nel profondo del nostro essere avvertiamo una struggente nostalgia di Lui, anche se non sempre ne siamo consapevoli. Prova ne è il fatto che nessuna cosa e nessuna persona può veramente e del tutto appagare il nostro cuore, se non Dio.
Se il Signore oggi ci chiamasse a Sé, possiamo dirci soddisfatti della nostra vita? Non perché non abbiamo commesso errori o non abbiamo sperimentato cadute e fallimenti, nessuno è esente da queste cose, ma semplicemente perché abbiamo cercato di amare? A conclusione della vita, infatti, non rimane che l’amore.
L’amore è l’unico bagaglio e l’unica ricchezza che possiamo portarci in Paradiso, insieme alla fede e alla speranza, ma queste ultime davanti alla visione di Dio si estingueranno, invece l’amore sarà eterno.