• 22 Novembre 2024 14:35

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della V settimana del Tempo Ordinario

Letture: 1Re 12,26-32; 13,33-34; Sal 105; Mc 8,1-10

Riflessione biblica

“Sento compassione per la folla; se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino” (Mc 8,1-10). Ecco una parola chiave per comprendere l’amore che Gesù ha per noi: compassione. Essa è un connotato della misericordia di Dio verso tutte le creature: “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature” (Sal 145.9) e in particolare verso la miseria umana: “Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento” (Sap 11,23). Anzi, nella sua compassione, Dio ci ha donato Gesù: “Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (Lc 1,78-79). E in Gesù si manifesta a noi tutta la tenerezza di Dio: egli aveva compassione e tenerezza verso i malati, i lebbrosi, gli indemoniati, i bisognosi e per le folle: “ne sentiva compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore” (Mt 9,36).

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S. Marco, poi, mette in evidenza tre aspetti, per insegnarci “la compassione”: la misericordia di Gesù, la nostra debolezza esistenziale, la prossimità con chi ha bisogno. La misericordia di Gesù: abbiamo bisogno di Gesù, parola di vita eterna, che ci insegna sapienza e ci dà luce: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12); di Gesù, pane di vita eterna, cibo che rinvigorisce, sostegno nella lotta contro le passioni e le fragilità: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,51.56). La nostra debolezza esistenziale: non bisogna negarla, ma, sorretti dalla misericordia del Signore, accettarla: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2Cor 12,9). E rimanere sicuri che “Dio è fedele e non permetterà che siamo tentati oltre le nostre forze, ma con la tentazione ci darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla” (1Cor 10,12-13). Essere prossimo a chi soffre e ha bisogno: in essi dobbiamo riconoscere Gesù crocifisso (Mt 25,40) e le membra sofferente del corpo di Cristo: “Nel corpo le varie membra abbiano cura le une delle altre; se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora noi siamo corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra” (1Cor 12,25-27).

Lettura esistenziale

gesu-7-300x169 La carezza di un Dio che ama l'uomo“Domandò loro: ‹‹Quanti pani avete?››. Dissero: ‹‹Sette››” (Mc 8, 5). Nel brano evangelico odierno ci viene raccontato come Gesù sfama la folla che lo segue, compiendo un miracolo non dal nulla, ma a partire dalla modesta condivisione di ciò che i discepoli hanno con sé: sette pani e pochi pesciolini. Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire sette sporte.

Gesù non ci chiede quello che non abbiamo, ma ci fa vedere che se ciascuno offre quel poco che ha, può compiersi sempre di nuovo il miracolo: Dio è capace di moltiplicare il nostro piccolo gesto di amore e renderci partecipi del suo dono. Gesù si china sull’uomo per saziare non solo la fame materiale, ma soprattutto la fame più profonda, la fame di orientamento, di senso, di verità, la fame di Dio.

Come Gesù spezzando il pane lo consegnava ai discepoli perché lo distribuissero alla folla, così oggi chiede a noi di collaborare con Lui per colmare la fame e la sete esistenziali del nostro prossimo. Solo se ci nutriamo di Lui e viviamo saldamente uniti a Lui potremo, con la Sua grazia, adempiere questa missione.