Commento di Fra Giuseppe Di Fatta
III domenica del Tempo Ordinario
Letture: Ne 8,2-4.5-6.8-10; Sal 18; Cor 12,12-30; Lc 1,1-4;
Un caro saluto di gioia e pace a tutti voi!
Ascoltiamo il Vangelo di questa terza domenica del tempo ordinario. Poiché siamo nell’anno C, sarà l’evangelista Luca ad accompagnare il nostro cammino.
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. Così comincia il Vangelo, in quello che molti autori definiscono il prologo di Luca. È una introduzione a tutta la sua opera (compreso gli Atti degli Apostoli) che ha un grande valore di testimonianza. Ci informa che lui non è l’unico a parlare di Gesù, ma ci sono altri che ne hanno già parlato, riferendosi chiaramente a Marco e Matteo; parla della ricezione orale e della trasmissione scritta dei fatti e delle parole di Gesù; ci assicura che quanto lui ci dirà, non è frutto di fantasia, ma il risultato di ricerche accurate, per farne un resoconto ordinato. Si rivolge a un certo Teofilo, che può essere un personaggio realmente esistito, ma potrebbe essere ciascuno di noi che legge il Vangelo, perché Teofilo significa amante di Dio o amato da Dio.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Dopo aver girato per città e regioni, annunciando il Vangelo del Regno di Dio, Gesù ritorna a Nazareth, dove tutti lo conoscono e ritrova amici e parenti. Ogni uomo israelita adulto era autorizzato a leggere la Torah nella sinagoga e, con il permesso del rabbino, poteva fare una breve esortazione. Così fa Gesù nella sua sinagoga, quella che per circa 30 anni ha frequentato secondo il suo solito!
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Che meravigliosa coincidenza, o forse è meglio dire provvidenza… il brano biblico che legge è l’inizio del capitolo 61 di Isaia, un testo esplicitamente messianico, cioè che descrive le caratteristiche del Messia atteso. Davanti a questa Parola la comunità di Israele veniva solitamente esortata a ravvivare la speranza, a desiderare la venuta del Messia, ad attendere la manifestazione di una nuova liberazione e la realizzazione della promessa. Ma adesso, davanti a questa Parola, succede qualcosa di inaspettato…
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Mi piace immaginare questa scena al rallentatore, gustando ogni piccolo particolare: il rotolo della pergamena avvolto con cura, esprimendo la dignità e il valore altissimo della parola di Dio; Gesù che legge in piedi, ma poi si siede, in posizione da maestro; gli occhi di tutti i suoi amici e conoscenti, che lo rivedono e fissano il loro sguardo su di Lui, ma sicuramente anche Lui che fissa il suo sguardo su di loro.