di Chiara Allegra – Che poi questi tre magi sono propri belli. Con questa storia della befana il 6 gennaio ce li perdiamo un po’ e neanche facciamo tanto caso a come ci sono arrivati lì, nel nostro presepe, tra il muschio, le pecorelle e il Bambinello.
Non ci pensiamo proprio alla strada che hanno fatto, alle loro teste in sù, ai loro occhi dritti al Cielo. Al sogno che ha smosso il loro cuore, al desiderio di Dio che li ha fatti mettere in cammino. Non ci pensiamo che hanno allenato i loro occhi per riconoscere i segni, che hanno seguito una luce ferma, docile ma salda, che li ha guidati, orientati e ha procurato loro una gioia continua nella ricerca, nella meta alta che si sono posti. No, non ci pensiamo affatto che questi tre uomini, perché sono uomini come noi, hanno camminato per e con quella gioia addosso, hanno lasciato che lo stupore e la meraviglia li spingessero ad andare dove si vede meglio, a non accontentarsi di risposte preconfezionate dalla pigrizia e dall’abbrutimento spirituale. Hanno cercato la bellezza, l’hanno inseguita come potevano, con quello che avevano. No, non ci pensiamo. Che questi magi hanno camminato, hanno consumato i piedi e i cammelli, le ossa e il cuore, in un lavorio d’amore per l’Amore grande, punto di arrivo. Non ci interessa in fondo, diciamoci la verità, perché stanno lì, in un giorno di festa che precede il ritorno al lavoro, lì nel nostro presepe che tra poche ore sarà rinchiuso di nuovo negli scatoli a riposo fino al prossimo Natale.
Non ci pensiamo proprio alla strada che hanno fatto, alle loro teste in sù, ai loro occhi dritti al Cielo. Al sogno che ha smosso il loro cuore, al desiderio di Dio che li ha fatti mettere in cammino. Non ci pensiamo che hanno allenato i loro occhi per riconoscere i segni, che hanno seguito una luce ferma, docile ma salda, che li ha guidati, orientati e ha procurato loro una gioia continua nella ricerca, nella meta alta che si sono posti. No, non ci pensiamo affatto che questi tre uomini, perché sono uomini come noi, hanno camminato per e con quella gioia addosso, hanno lasciato che lo stupore e la meraviglia li spingessero ad andare dove si vede meglio, a non accontentarsi di risposte preconfezionate dalla pigrizia e dall’abbrutimento spirituale. Hanno cercato la bellezza, l’hanno inseguita come potevano, con quello che avevano. No, non ci pensiamo. Che questi magi hanno camminato, hanno consumato i piedi e i cammelli, le ossa e il cuore, in un lavorio d’amore per l’Amore grande, punto di arrivo. Non ci interessa in fondo, diciamoci la verità, perché stanno lì, in un giorno di festa che precede il ritorno al lavoro, lì nel nostro presepe che tra poche ore sarà rinchiuso di nuovo negli scatoli a riposo fino al prossimo Natale.Eppure questa festa è bella come Natale, lo completa… Ci ho messo 40 anni per capirlo… Che l’Amore ha bisogno della sua manifestazione, della sua rivelazione. Che l’Amore è nella sua Epifania… Quanto sono belli questi magi che sognano, che camminano, che si consumano, che offrono, che adorano, che sbagliano anche ma hanno l’inesauribile desiderio di ricominciare, che lo dimostrano con le opere ciò che hanno nel cuore.
Quanto sono belli questi magi che non si sono accontentati ma hanno allenato gli occhi a cercare e riconoscere l’Amore…
Quanto sono belli questi magi che non si sono accontentati ma hanno allenato gli occhi a cercare e riconoscere l’Amore…Quanto sono belli e coraggiosi sulla strada del ritorno a sceglierne un’altra perché sanno bene che dopo averlo incontrato l’Amore, non è possibile tornare indietro. Tutto è completamente nuovo. Quanto sono umani questi magi che ce la mettono tutta per amare!
Su nuove strade di amore vero e rivelato, auguro a tutti buon cammino con lo sguardo alto e lo stupore della Cometa in cuore…