Non sarà una Pasqua lontana dalle chiese, come era accaduto lo scorso anno con il lockdown. La solennità della Risurrezione, che cade il 4 aprile, sarà celebrata a “porte aperte”, ossia con le liturgie pubbliche. Si dovrà fare i conti con le misure anti-Covid e le limitazioni agli spostamenti ma senza “sospensioni” ecclesiali. Ecco perché i vescovi della Penisola lanciano l’appello a vivere in presenza i riti della Settimana Santa e della Pasqua. Così viene recepita l’indicazione della Cei che esorta «i fedeli alla partecipazione» alle celebrazioni «nel rispetto dei decreti governativi» e che invita «solo dove strettamente necessario o realmente utile» a ricorrere all’«uso dei social media» per trasmettere le liturgie. «La partecipazione all’Eucaristia resta un appello che può essere rivolto a tutti», sottolinea il vescovo di Rieti, Domenico Pompili. Dall’arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, Leonardo D’Ascenzo, giunge la raccomandazione a preferire «una delle chiese più vicine alla propria abitazione» e a essere «muniti dell’autocertificazione».
Il vescovo di Andria, Luigi Mansi, pone la questione del contingentamento dei posti. «Per le parrocchie che non dispongono di aule liturgiche abbastanza capienti – osserva – c’è la possibilità di utilizzare altri ambienti come palestre o cortili». La Conferenza episcopale toscana propone ai sacerdoti di celebrare per Pasqua un numero di Messe «in grado di corrispondere alla prevedibile affluenza dei fedeli». Essenziale diventa anche la scelta degli orari. «La Veglia pasquale dovrà iniziare in tutte le parrocchie alle 19.30 e si svolgerà in tutte le sue parti, avendo cura che alle 21.30 sia già terminata» per rispettare il coprifuoco, avverte il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, Luigi Renna.
In Puglia sono sospese tutte le «manifestazioni esterne della fede e della pietà popolare». Nessuna processione per la Via Crucis, ad esempio, il Venerdì Santo: lo ricorda anche l’arcidiocesi di Bologna che suggerisce di svolgerla in chiesa con «i fedeli fermi al proprio posto, mentre chi guida o chi porta la croce si sposta lungo il tragitto scandito dalle stazioni». Nel Giovedì Santo non ci potrà essere per ragioni di sicurezza il rito della lavanda dei piedi durante la Messa in Coena Domini.
Per la Domenica delle Palme c’è il fattore “ulivo”. I vescovi della Toscana spiegano che «ogni fedele potrà portare con sé il rametto di ulivo o di palma, oppure lo troverà già disposto in ciascuna seduta previa opportuna igienizzazione, oppure gli sarà distribuito singolarmente all’ingresso da volontari, muniti di guanti». A Bologna si ricorda di impiegare «rami vaporizzati con sostanze igienizzanti», mentre a Rieti si consiglia di portarli da casa. Salva la tradizionale benedizione delle uova ma con opportune precauzioni. (fonte Avvenire)