• 22 Novembre 2024 4:12

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Giovedì della XXXIII domenica del Tempo Ordinario

Letture: 1Mac 2,15-29; Sal 49; Lc 19,41-44

Riflessione biblica

“Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace!” (Lc 19,41-44). Piange Gesù su Gerusalemme, città della pace che non ha pace. Piange Gesù dal Monte degli Ulivi, guardando la città dal luogo che la tradizione indica come Domins Flevit: meravigliosa visione dell’area del Tempio e della Città vecchia. Piange sulla sua sorte: circondata dall’esercito romano, fu assediata, conquistata e data alle fiamme. E risuonavano nella sua mente e nel suo cuore le parole del Salmista: “O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti: hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto Gerusalemme in macerie” (Sal 79,1), ma soprattutto l’invito a pregare per essa: “Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano; sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi. Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: Su te sia pace!” (Sal 122,6-8). gerusalemme-300x188 La Pace non compresaMa non è questo il motivo profondo per cui Gesù prega per Gerusalemme, ma per la durezza del cuore dei suoi abitanti: “Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!” (Lc 13,34-35). E ancora: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (Mt 16,21). Ma Gerusalemme rappresenta anche noi tutti: siamo infatti invitati ad accogliere Gesù, per avere la salvezza e la vita eterna. Egli è “colui che chiama alla pace” (1Cor 7,15): “La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo” (Col 3,15). Egli è la nostra pace (Ef 2,14). Per questo, la pace del cuore, diviene realtà per noi che crediamo in Gesù, quando entriamo in intimità con lui e con Dio: “Giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio” (Rom 5,1-2). Da questa comunione intima con Dio sorge la garanzia assoluta che “il Dio della pace” ci libererà dal potere del Maligno (Rom 16,20) e ci santificherà per essere pronti alla seconda venuta di Gesù: “Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1Tes 5,23).

Lettura esistenziale

gesu1-2-300x169 La Pace non compresa“In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa” (Lc 19, 41). Gesù soffre come soffre una qualunque persona che ama e che non si rassegna davanti all’infelicità delle persone che ama, alla loro ostinazione, alle loro scelte sbagliate. Gesù sa bene che anche nella nostra vita ci sono punti di non ritorno. Che ci sono cose che lasceranno il segno, che ci porteranno alla distruzione, che non lasceranno in noi “pietra su pietra”. La causa del pianto di Gesù è la chiusura di Gerusalemme. L’unica cosa che fa soffrire davvero l’Amore è l’atteggiamento di rifiuto e di non accoglienza di esso.

Consolare Gesù significa accettare di essere amati da Lui. Chi non si lascia amare sta sempre sulla difensiva, considerando tutti come nemici. E questo stato di costante difensiva alla fine distrugge attraverso l’ansia, l’angoscia e la paura. Eppure basterebbe lasciarsi amare e tutto ritornerebbe a splendere. Dio ci ha amato e ci ama lasciandoci la libertà di accogliere o rifiutare il suo Amore.

Allo stesso modo, anche noi possiamo solo stimolare la libertà altrui ma mai sostituirci ad essa. Fortunatamente Dio, nella sua misericordia creativa, non smette mai di farci giungere delle sollecitazioni per farci riflettere e muoverci al bene. Sappiamo riconoscerle?